108 metri. The new working class hero by Alberto Prunetti

108 metri. The new working class hero by Alberto Prunetti

autore:Alberto Prunetti
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-04-15T00:00:00+00:00


Cthul Limited Company

And you think you’re so clever and classless and free.

John Lennon, Working Class Hero

Come per magia, tutti i torni, tutte le trapanatrici dell’officina

furono spenti uno dopo l’altro, e al loro posto un suono di risate sprizzò come una fontana colorando il cemento

dipinto di grigio della fabbrica.

Irvine Welsh, Colla

Non è neanche male Stonebridge, una gettata di calcare sulle bianche scogliere inglesi. Bella questa pietra grigia a vista e il molo in fondo alla baia e gli scuri di un azzurro lieve alle grandi finestre in vetro delle case, che devono catturare e filtrare la luce fredda del Canale della Manica. Mi metto le mie ossessioni alle spalle. Cammino e lo iodio mi colpisce le tempie e mi ricorda il mare su cui sono nato. Un passo dopo l’altro lungo la costa, è tarda primavera ma fa freddo, c’è un golfo roccioso con un bordo grigio di spiaggia e qualche pietra rivestita di alghe, coi segni dei livelli delle maree. Mi fermo un attimo, respiro. Sono arrivato. Entro in un parco, supero una siepe e mi trovo di fronte un bell’edificio in mattoni rossi dall’aria ospitale e più in là c’è una seconda struttura con tutti gli impianti sportivi e una grossa canteen, la mensa dove si mangia e la laundry dove lavano i panni sudici e il campo da tennis e quello da calcio e una rete per far saltare i ragazzini e tutti gli annessi per le attrezzature sportive e le classroom e la direzione e poi la casa del direttore, Cthul Manor, una grande dimora signorile d’età vittoriana, distante, posta su una collina arcigna, e i bungalow in legno con le belle casette degli insegnanti e lontano da tutti, neanche avessero la peste, infine, nascoste e basse, le baracche dello staff della cucina dall’aria un po’ trascurata, dove devo andare io, secondo le rigide indicazioni ricevute per telefono.

Puntuale mi aspetta un supervisor che mi pare uno che non rompe troppo le scatole, forse un po’ seccato dalle incombenze del lavoro. Ad ogni modo c’è un posto da sguattero che mi aspetta in cucina, oggi posso prendermela tranquilla, tanto comincio lunedì. Bene. Me la dormo un po’ e la sera scambio alcune parole con una ragazza del teaching staff. Lei è a posto e mi invita a cenare col suo giro di amici. Mi presenta i suoi colleghi, che non si sbracciano granché per salutarmi quando capiscono che sono uno della cucina: c’è il biondo intellettuale post beat cannato che parla solo di viaggi e il ricciolino sportivo che si è appena laureato in economia e vuole partire subito dopo la stagione per il ticket around the world prima di tornare a cercarsi un lavoro nella City per pagarsi il debito universitario e l’altra che vuole fare l’architetto a Città del Capo e poi due tipe che nonostante siano corpulente hanno una resistenza fisica spaventosa e fanno una caterva di sport, soprattutto l’hockey, ma loro giocano sull’erba mentre da me è su pista, con le rotelle. E parliamo



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